Casinò

Casinò di Campione

Il casinò di Campione è, insieme ai Casinò di Saint Vincent, Venezia e Sanremo, uno dei quattro casinò municipali “tradizionali” presenti in Italia, ovvero uno degli unici quattro casinò presenti sul territorio italiano da lungo tempo.

Dei quattro casinò tradizionali d’Italia, quello di Campione è stato non solo il più grande casinò italiano, ma anche il più grande d’Europa. Purtroppo è stato e non è più, perché il 27 luglio del 2018, la casa da gioco di Campione d’Italia, ha dichiarato fallimento.

Questo però non ha fermato l’attività, le cui strutture oggetto di interesse di diversi imprenditori che hanno proposto destinazioni nuove a quegli edifici, come la creazione di un albergo ed una casa di riposo di lusso, e nel febbraio 2020, il viceministro dell’Interno, Matteo Mauri, è intervenuto a Milano, parlando del futuro della casa da gioco, lasciando intuire una futura riapertura del Casinò.

Qualche informazione sul Casinò

Il Casinò di Campione d’Italia, come qualsiasi altro casinò al mondo, offriva ai propri visitatori molteplici servizi, che vanno dal gioco tradizionale, alle scommesse, a spettacoli e serate di gala e negli ultimi anni, il casinò si era arricchito di un ampia selezione di giochi e servizi on-line.

Le innumerevoli attività tuttavia, non sono state sufficienti a salvare il casinò dei record dal fallimento, causato soprattutto dagli innumerevoli debiti, il cui valore complessivo ammontava a circa 73 milioni di euro e coinvolgeva circa 212 creditori.

La chiusura del 2018 è però solo l’ultima di una lunga e interminabile serie di aperture e chiusure che hanno accompagnato tutta la storia del casinò, fin dalla sua inaugurazione nel 1917.

Il Comune di Campione

Il comune di Campione è un comune autonomo della provincia di Como, totalmente immerso nel territorio svizzero, che affaccia sulle sponde del lago di Lugano e tutta la sua economia in tempi moderni, ruota o meglio, ruotava, attorno alla presenza del casinò, alle sue attività ad esso connesse e al turismo generato dalla struttura.

Le dimensioni del comune di Campione d’Italia sono estremamente ridotte, circa 0,91 km quadrati, poco più del doppio dell’estensione territoriale di Città del Vaticano ed è parte del territorio italiano fin dall’unificazione avvenuta nel 1861, mentre in precedenza il territorio era soggetto all’autorità politica della confederazione elvetica, che, nel 1848, aveva respinto la richiesta dei campionesi (gli abitanti di Campione) di annessione al regno di Sardegna.

I Locali del Casinò

Il Casinò di Campione, nel 2018, al momento della sua chiusura, era strutturato in due edifici, un primo edificio storico, che era stato progettato agli inizi del Novecento ed un secondo edificio, più moderno, adiacente il palazzo storico, progettato nei primi anni duemila.

In questi edifici, si trovavano le mille sale da gioco, con tavoli per ogni gusto, ma anche saloni per eventi e gala, e locali per la ristorazione.

Il Casinò si dislocava su più livelli della struttura realizzata nel 2007 e al settimo dei nove piani che costituiscono l’edificio, si trovava il piano ristorazione, mentre la maggior parte degli avvenimenti mondani, erano organizzati presso il salone delle feste.

La proposta gastronomica dei ristoranti del più grande Casinò d’Europa era degna del luogo e della cucina nella località di campione, con menù ricchi e variegati, adatti ad ogni gusto, e occasione.

Il Dress Code

Il Casino di Campione si presentava come un casinò moderno ed eclettico, adatto a tutte le tasche e di conseguenza ha sempre previsto un dress code non troppo rigoroso, informale, ma non troppo.

Per l’ingresso al Casino di Campione d’Italia, non era previsto un dress code particolare, e le sole limitazioni sull’abbigliamento e accessori, riguardavano esclusivamente alcuni tavoli da gioco, come ad esempio i tavoli francesi ed i tavoli americani, ai quali era vietato l’accesso per chi indossava bermuda, canottiere, ciabatte e infradito.

Per l’accesso ai ristoranti invece, era previsto un abbigliamento decoroso e semi formale, indi per cui, per gli uomini era obbligatorio l’utilizzo di una giacca o camicia. Mentre per le donne era non vi era alcun obbligo di accessori particolari.

I ristoranti del casinò di Campione erano operativi fino a notte fonda, tuttavia l’accesso libero ai locali di ristorazione era consentito fino alle 23:30, salvo eccezioni particolari dovute a prenotazioni.

La Storia del Casinò di Campione

La storia del casinò di Campione d’Italia è iniziata in un momento particolarmente duro e difficile per la storia italiana, era infatti il 1917 quando, per volontà della casa reale, mentre il paese era in piena prima guerra mondiale e stava vivendo uno degli anni più difficili del conflitto, venne fondata la casa da gioco di Campione di Italia.

L’edificio che avrebbe ospitato il casinò era stato progettato dall’architetto Americo Marazzi, sullo stile della Belle Epoque, ed era munito di due ingressi che affacciavano rispettivamente verso la via pedonale ed uno verso il lago di Lugano, così che fosse possibile accedere alla casa da gioco, sia via terra che in barca, passando dal lago.

La casa delle spie

Le ragioni che spinsero la casa reale ad inaugurare il casinò durante la prima guerra mondiale, furono prevalentemente strategiche, il casinò infatti, avrebbe fatto da copertura per operazioni militari e di spionaggio, e a tale fine, la scelta di Campione, un exclave lombarda in svizzera, potenza europea che si era proclamata neutrale durante la guerra, appariva come il luogo ideale per raccogliere informazioni.

Terminata la guerra, non c’era più alcuna ragione strategica, ne militare, per mantenere in attività la struttura, soprattutto perché molto dispendiosa in anni in cui gran parte dell’Europa, aveva necessità di riorganizzarsi e curare le proprie ferite, così, il 19 luglio 1919, quello la più movimentata e suggestiva casa di copertura per operazioni di intelligence d’Europa, venne chiusa.

Prima che i giocatori d’Europa potessero tornare a maneggiare carte, dadi e informazioni, nella suggestiva località tra le Alpi, sarebbero passati almeno 14 anni. Bisognerà infatti aspettare il marzo del 1933, per la riapertura del Casinò municipale di Campione d’Italia, che da questo momento avrebbe svolto realmente l’attività di casa da gioco, attrezzata con slot machine, tavoli da roulette, tavoli da blackjack, tavoli da poker, e tavoli da Chemin de fer, Baccarà, inoltre il casinò ospitava una moderna sala per le scommesse sportive.

Il nuovo casinò di Campione però non era un luogo per il solo gioco d’azzardo, e a rendere unica l’esperienza dei visitatori, furono destinate sale per spettacoli, concerti, gran galà oltre a servizi di ristorazione grazie alla presenza di due ristoranti interni.

L’apertura del 1933, avvenne per volontà del governo di Benito Mussolini, che aveva un doppio interesse nell’apertura del Casinò di Campione, da un lato l’attività, ad un passo dalla svizzera, avrebbe portato in Italia molta valuta pregiata, franchi svizzeri, dall’altro lato, vi era la volontà di riprendere l’attività di spionaggio.

Diversamente dalla prima guerra mondiale, che fece la fortuna del casinò di campione, negli anni trenta, la guerra si rivelò un autentica spina nel fianco per la casa del gioco che vide una prima sospensione dell’attività nel 1935, in concomitanza con la campagna di Etiopia, per evitare che i dissidenti della Lombardia, usassero la scusa del gioco, per fuggire in Svizzera.

Il Casinò riaprì per la terza volta nel 1936 e anche questa volta la sua esperienza durò poco e nel 1939 l’attività del casinò venne nuovamente interrotta, questa volta per via dell’inizio della seconda guerra mondiale e sempre per evitare la fuga verso la svizzera di dissidenti lombardi e capitali. Per poi ripartire nuovamente nel 1946.

La stagione aurea

Dopo la seconda guerra mondiale, il casinò di Campione d’Italia, riaprì immediatamente, e già nel 1946 la casa da gioco era nuovamente in attività.

L’apertura del 46 è da considerarsi l’apertura definitiva, poiché da quel momento rimase in attività e senza interruzioni o sospensioni, per più di 70 anni, fino al 2018 quando il comune di Campione, dichiarò il fallimento del casinò.

Quando nel 1946 il casinò riaprì le proprie sale ed i propri tavoli da gioco, tuttavia, per impedire che venissero trafugati importanti capitali dalla svizzera verso l’Italia in piena ricostruzione, il governo svizzero decise di bloccare il confine, limitando gli accessi all’exclave per poche ore al giorno.

Questa situazione rimase invariata fino agli anni del boom economico italiano, quando imprenditori e industriali italiani, ormai automuniti, iniziarono a far visita al casinò e ai suoi tavoli da gioco, che distavano poco più di un ora di autostrada dal capoluogo lombardo.

Gli anni tra cinquanta ed ottanta rappresentano la vera stagione aurea del casinò di Campione, in cui la casa da gioco si conquistò il titolo di “casinò dei record” grazie a puntate da oltre 100 milioni di lire. Al tavolo da gioco però, a volte si vinceva e a volte si perdeva, e sono numerose le storie di giocatori che misero in pegno la propria auto in cambio di qualche milione, per continuare a giocare.

A partire dagli anni settanta, l’attenzione dei giocatori al casinò, venne attirata dalle Slot, che avevano fame di essere molto redditizie e poco impegnative. Vincere alle slot di Campione era facile e questo causò un forte pellegrinaggio di giocatori di diverse fasce di reddito che, partendo soprattutto da San Babila, Bergamo e Brescia, si recavano al casinò in autobus. Negli anni a seguire l’affluenza di gruppi organizzati diretti al casinò in autobus non è mai diminuita.

Gli anni 2000

Diversamente dai decenni precedenti, gli anni duemila, non sono iniziati con il piede giusto per il casinò municipale di Campione, che nel 2006 so è ritrovato al centro di uno scandalo finanziario legato alla figura di Vittorio Emanuele di Savoia, accusato di associazione a delinquere e riciclaggio che, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuto attraverso il casinò. La vicenda giuridica si è poi conclusa con la piena assoluzione di Vittorio Emanuele di Savoia.

Nel 2007 il casinò di Campione venne ampliato, con la costruzione di un nuovo edificio, di fianco al palazzo storico progettato da Marazzi agli inizi del novecento. La progettazione del nuovo stabile venne affidata all’architetto Mario Botta e costò circa 120 milioni di euro.

L’ampliamento della struttura del casinò comportò anche un aumento del numero di dipendenti che con la nuova struttura su nove piani e un area di circa cinquantacinque mila metri quadri, inaugurata, divennero 500.

La nuova struttura rendeva il casinò il più grande d’europa, e lo rendeva perfettamente visibile da tutto il lago di Lugano, anche grazie a moderni sistemi di illuminazione, innovativi e originali, dalla colorazione rossa. L’imponente struttura non fu risparmiata dalla critica, che, nonostante la firma autorevole dell’architetto Botta, venne definito un vero e proprio “ecomostro”.

L’immane spesa sostenuta dal casinò per l’ammodernamento infrastrutturale, arrivò poco prima di un importante crisi economica che avrebbe colpito duramente il mondo del gioco, crisi che avrebbe messo in seria difficoltà il casinò di campione, se non fosse stato per il fenomeno degli autobus e dei giocatori di basso reddito, sopratutto cinesi, che quotidianamente si recarono sulle sponde del lago di Lugano per giocare.

La chiusura per fallimento

Il 27 luglio 2018 il Tribunale di Como ha decretato il fallimento del Casinò di Campione a causa degli ingenti debiti, circa 73 milioni di euro che la struttura doveva a 212 creditori, tuttavia nel marzo del 2019 i giudici della corte d’appello di Milano, hanno annullato la sentenza di fallimento del Casinò di Campione d’Italia, con conseguente possibile riapertura futura della casa da gioco lombarda, dalla cui sorte dipenderà il futuro dell’intera comunità di Campione, la cui economia cittadina, da oltre un secolo, ruota totalmente attorno alla presenza del casinò.

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Antonio

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